1995

Per molti anni l’edificio è rimasto completamente abbandonato. Solo nel 1995, ospitando la storica edizione di “Fuori Uso”, i riflettori sono di nuovo tutti puntati sull’Aurum e sulla necessità di riportare agli antichi fasti l’ex-distilleria, insieme alla riqualificazione della circostante zona urbana.

“Fuori uso”: una manifestazione artistica di carattere internazionale ideata dal gallerista pescarese Cesare Manzo, consistente nel recupero temporaneo di aree o edifici dismessi e abbandonati, trasformandoli in luoghi d’arte dove è possibile ammirare le opere di grandi artisti contemporanei senza doversi per forza recare in un museo. L’Aurum ha ospitato questa interessante manifestazione di cui resta la testimonianza dell’opera realizzata da Getulio Alviani.

Un’opera-ambiente che gioca sulla dinamica trasformazione ottica di luce e linee, in relazione a come lo spettatore si muove all’interno di questo spazio. Il tunnel crea delle illusioni ottiche grazie all’utilizzo particolare di linee collocate in griglie modulari e strutturali diverse che inducono ad uno stato di instabilità percettiva, tipico dell’arte cinetica. Proprio per sottolineare il valore artistico e culturale di quest’opera, per darle maggiore visibilità e per consentire a chiunque di conoscerla, nel novembre del 2012 ha preso il via il progetto “AlvianiArtspace”, curato da Lucia Zappacosta: un progetto pensato appositamente per il Tunnel Alviani, finalizzato alla sua conoscenza, valorizzazione e conservazione in quanto patrimonio artistico della Città e che faccia della mission dell’Aurum, la propria mission. Un’idea che prende spunto dal concetto di arte cinetica: un’arte “esatta” che vuole usare la ricerca delle arti contemporanee per spingere il pubblico a riflettere , pensare, guardare il mondo da nuovi punti di vista. Che sfrutti il potere e la filosofia dell’arte cinetica per muovere le menti, le idee, la gente e che invogli un pubblico giovane ad interagire. Un progetto che sia artefice di qualche cosa di formalmente inedito, che stimoli la ricerca di percorsi artistico – culturali innovativi. In pratica questo si traduce nella presentazione di quattro mostre d’arte contemporanea che prevedono momenti di confronti e sinergia con altre forme artistiche il cui file rouge sarà proprio il Tunnel Alviani che diventa una via d’accesso, un passaggio che introduce allo spazio espositivo dove, il 28/29/30 novembre, si è tenuto il preopening della mostra “Le temps detruit tout”, in occasione del “Forum delle Città dell’Adriatico e dello Ionio”, mostra perdurata poi fino al 27 gennaio 2013. In questa occasione sono stati presentati lavori di quattro giovani artisti croati: Hrvoje Hirsl con il video “Reversible” che ricostruisce il film cult di Gaspar Noè “Irreversibile”, rieditato e proiettato al contrario così da “correggere” la usa cronologia originariamente contorta e restituirlo al flusso naturale del tempo; Davor Sanvincenti con un’installazione che attiva i sensi umani attraverso frequenze d’onda audio-visive utilizzando lampi di luce e battiti binaurali per creare l’illusione che conduce al momento in cui l’osservatore scopre il vero contenuto dell’opera; Edita Pecotic con “Time Laps”, un video che consente di visualizzare le trasformazioni stagionali di un paesaggio tramite la cartella “file temporanei di internet”, da parte del pubblico, utilizzando una webcam accessibile on-line; infine Ivan Marusic Klif con un dvd interattivo che è in origine una performance multimediale che separa l’artista dal suo pubblico. Le quattro opere sono parte della mostra internazionale “Trans Adriatic” a cura di Darko Fritz. Dal 16 febbraio 2013 ha preso il via la seconda mostra del progetto di Lucia Zappacosta, “(Con)temporary Shop”: un’esposizione che gioca ironicamente sul concetto di temporary shop in cui gli artisti mettono in vendita le loro idee in un mercato ideale creando un percorso che dall’ossessione del tempo porta alla lentezza come controtendenza, come nuovo modello per una via sostenibile. Il percorso si divide idealmente in due sezioni: il mainstream contemporaneo è rappresentato dal lavoro di Giovanni Presutti che, nella sua serie Dependency, restituisce un’umanità perennemente in fuga da se stessa e vittima delle proprie debolezze; da Rita Soccio che utilizza in modo ironico i meccanismi del marketing per raccontare di un mondo che si poggia su valori privi di qualsiasi solidità; infine da Hisako Mori che trasforma il denaro in una borsetta di origami, producendo bellezza invece che comprarla. Nella seconda sezione della mostra si contrappongono le opere di Paolo Angelosanto con For love only for love, un cuore cucito su una camicia bianca della linea di moda dell’attore statunitense John Malcovich che diventa reliquia della contemporaneità; di Giovanni Gaggia che utilizza la stessa tecnica del ricamo per la sua opera Ali Squamose in cui una serie di cuori rossi vengono cuciti su una tela di lino bianco, frutto di un lavoro socialmente condiviso da un intero paesino abruzzese, Sant’Omero, che è stato invitato a partecipare; infine c’è il lavoro di Jukuki che rappresenta il collante che unisce le due prospettive, con l’opera l’Hobo: il mendicante americano e neoromantico diventa motivo di una delicata contestazione.

La programmazione annuale di questo nuovo spazio rappresenta per lo spettatore una scoperta, un viaggio verso le nuove tendenze dell’arte contemporanea, della cinetica, della robotica, dell’elettronica e della multidisciplinarità della new media art.